Camminiamo sui sentieri del Beigua Geopark e non sempre abbiamo la consapevolezza che in altri tempi, molto lontani da noi, questi luoghi sono stati testimoni della storia dei primi uomini, come ci raccontano i tanti ritrovamenti archeologici e i segni incisi sulle rocce, ad oggi non tutti ancora scoperti.
È di qualche mese fa infatti la segnalazione di alcuni escursionisti che hanno rinvenuto nella zona del massiccio del Beigua alcune tracce sulle rocce nascoste dalla vegetazione; un sopralluogo con Carmelo Prestipino, archeologo dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri - Sezione Valbormida che ha curato l'intero censimento dell'arte rupestre del comprensorio del Beigua, ha potuto accertare che si tratta di nuove incisioni non ancora catalogate.
“Si tratta, in particolare, di un affilatoio presumibilmente utilizzato sino dall'età del Neolitico Medio (c.a. 4.700 a.C.) dagli artigiani del luogo per affilare le loro asce, oltre a due segni cruciformi con i vertici coppellati che vanno ad aggiungersi al ricco patrimonio di segni incisi del massiccio del Beigua. L'incisione delle date 1879-1911 dimostra inoltre la frequentazione di questa roccia da parte di persone che avevano padronanza della scrittura e che attribuivano alla roccia una valenza significativa, tale da motivare l'incisione della data come testimonianza”. I segni di affilatoio, caratteristici di alcune rocce del Beigua, testimoniano la lavorazione di pietre verdi per la produzione di asce levigate; a partire dal Neolitico Medio infatti in quest'area l'uomo si dedicò alla produzione di asce in pietra verde, la serpentinite, caratteristica dell'area del Beigua e molto rara in tutta l'Europa occidentale.
Il Beigua era probabilmente riconosciuto dai Liguri come montagna sacra, favorito anche dalle suggestive atmosfere nebbiose di certe cupe giornate; qui l'uomo ha inciso sulle rocce segni che con tutta probabilità erano rivolti alle divinità delle cime montuose, delle acque e del tuono, entità benefiche o temibili che occorreva placare con gesti rituali, tanto che alcune di queste rocce hanno conservato anche un valore magico.
Le tracce sulle rocce, che dall’età del Rame all’età del Bronzo si evolvono e arricchiscono, affiancando ai primi reticoli e alle raffigurazioni di armi anche scene di aratura e figure umane, raccontano una frequentazione dei luoghi da parte di pastori, cacciatori e agricoltori. Ai segni antichi si sono poi aggiunti in tempi successivi lavori di incisione “moderni”, forse simboli convenzionali usati per la gestione dei pascoli o semplici imitazioni a testimonianza del proprio passaggio, come nel caso della famosa Pietra scritta. Lo studio dei segni, degli utensili utilizzati e della tecnica incisoria sono elementi fondamentali per una datazione dell’arte rupestre, ma vanno necessariamente integrati con altre preziose informazioni, come i ritrovamenti archeologici, le leggende popolari e la toponomastica.
Per valorizzare l’arte rupestre del Beigua, che ha contribuito al riconoscimento dell’area come Geoparco UNESCO, e allo stesso tempo per conservarne l’integrità, nel 2013 l’Ente Parco ha inaugurato nel 2013 un sentiero tematico ad anello di circa 3 km percorribile in circa 2 ore: lungo il percorso archeologico che si sviluppa tra Piampaludo e Pratorotondo sono disposti cinque calchi, riproduzione di alcune delle più importanti rocce incise rinvenute nel Geoparco e catalogate dagli archeologi. Ogni postazione è identificata da un pannello didattico che spiega la probabile simbologia dei segni, inquadrandoli nell’organizzazione sociale e nelle credenze del tempo.
Per approfondire le origini e le evoluzioni dell’arte rupestre nel nostro comprensorio è disponibile la pubblicazione curata da Carmelo Prestipino "Alla scoperta delle rocce incise del Geoparco del Beigua", scaricabile dal sito del Parco, sul quale invece i più piccoli troveranno il "Taccuino dell’Archeologo", un quaderno di attività didattiche sulle incisioni rupestri.