La giornata di domenica 20 febbraio si ricorderà per essere stata segnata da una migrazione di gru veramente massiva, ragionevolmente la più numerosa finora per la Liguria e una delle maggiori per il Nord Italia.
Lo hanno testimoniato i tanti amici del Parco del Beigua, che partecipano alla nostra raccolta di segnalazioni via social #GruNelBeigua, ma soprattutto lo hanno confermato Luca Baghino e Alessandro Ghiggi, gli esperti che collaborano a questa iniziativa e ci forniscono utili interpretazioni del fenomeno.
Nell’arco di circa tre ore, dalle 15:30 alle 18:30, l’area tra il levante savonese e il ponente di Genova è stata interessata da un flusso a tratti ininterrotto di gru. Prendendo a riferimento l’entroterra di Varazze, sono stati oltre 10.500 gli individui transitati. Il passaggio delle gru ha poi riguardato le valli del Genovese, la Valle Stura, la val Polcevera e quindi Scrivia fino a lambire l’Ovadese, defluendo più a nord-est nell’Oltrepò Pavese.
Il conteggio, che ha richiesto ore per essere portato a termine minuziosamente esaminando scatti fotografici separati dei vari stormi migranti, riflette efficacemente il trend positivo con forte aumento di queste popolazioni in migrazione dirette ad insediarsi in aree dell’Europa centro- e nord-orientale.
La Gru gode degli effetti a lungo termine della tutela garantita alla specie, ai suoi habitat e siti riproduttivi e di svernamento. In questo trend che coinvolge durante la migrazione la Liguria occidentale è presumibile che entrino in gioco anche gli effetti del cambiamento climatico: le migliori condizioni ambientali e una adeguata disponibilità di risorse aiutano a superare lo svernamento e a diminuire la mortalità, mentre lo spostamento più a nord del limite meridionale di svernamento comporta un cambio d’uso delle rotte di migrazioni.